Demolizione e ricostruzione con ampliamento: come funziona?


In base alla normativa vigente e alla giurisprudenza in materia edilizia, l’intervento descritto sembra rientrare nella categoria della nuova costruzione piuttosto che in quella della ristrutturazione edilizia.
Questo, perché la demolizione seguita dalla successiva ricostruzione di un edificio in un luogo diverso da quello originario viene generalmente considerata come una nuova costruzione, non potendosi considerare come una ristrutturazione l’intervento che comporta lo spostamento dell’edificio rispetto alla sua ubicazione originaria.
L’ampliamento volumetrico costituisce un ulteriore elemento che indirizza l’intervento verso la categoria della nuova costruzione. Secondo la legge, infatti, la ristrutturazione edilizia prevede la possibilità di interventi che non comportino modifiche sostanziali della sagoma, del volume e delle caratteristiche planivolumetriche dell’edificio esistente.
Se la ricostruzione avviene mantenendo la stessa volumetria e sagoma (anche se fuori sito), potrebbe essere qualificata come “ristrutturazione edilizia“, ma questo dipende dalle specifiche norme urbanistiche locali e dal contenuto della convenzione.
In sintesi, l’intervento descritto, caratterizzato dalla demolizione e ricostruzione fuori sito con ampliamento volumetrico, è di norma considerato nuova costruzione e non può essere qualificato come ristrutturazione edilizia, tuttavia è consigliabile verificare con l’ufficio tecnico del Comune, in quanto potrebbero essere applicati specifici regolamenti.
FONTE: PMI.IT
DI ANNA FABI
14/08/2024
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